Studiare il greco, ossia imparare a vivere, amare e morire
La sezione Classica del Polo Liceale di Trebisacce ha celebrato la Settimana della Lingua e della Cultura greca con visite archeologiche, attività laboratoriali e convegni specializzati.
di FRANCESCO MARIA MAIURI
Si è chiusa, venerdì 7 Febbraio 2025, la X giornata mondiale della Lingua e della Cultura Greca, che ha visto gli studenti del Liceo Classico di
Trebisacce impegnati in una settimana di incontri e seminari, tenuti da accademici, archeologi e studenti, per sensibilizzare sempre più l’attualità del classico che mai tramonta.
Dopo la giornata inaugurale di Domenica 2 febbraio presso il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, l’aula polifunzionale dell’istituto scolastico si è trasformata in un auditorium universitario pronto ad accogliere interventi di illustri relatori.
La settimana è stata aperta, Lunedì 3, dal laboratorio didattico tenuto dal professore Gianluca Sapio, docente di Storia dell’Arte, sul ruolo delle donne nella società classica greca e romana, tanto apprezzato dagli studenti che si sono fatti trasportare dalla maestria dell’archeologo
pronta ad unire passato e presente.
In seguito, nella giornata del 4, gli allievi hanno potuto ascoltare le relazioni delle dottoresse Rosamaria Mundo e Giovanna Spatola, ex studentesse del Liceo e funzionarie del Parco Archeologico di Crotone e Sibari, del professore Costantino Bellusci, docente di Storia e Filosofia, e dello studente Francesco Maria Maiuri, che hanno discusso sulle diverse forme della grecità, partendo dalla modernizzazione dell’archeologia aperta alle nuove strumentazioni informatiche, passando per l’epigrafia ed il significato storico-letterario della civiltà bizantina, per arrivare allo studio linguistico dei grecismi nella lingua Arbëreshë.
Un altro seminario, interessante e stimolante nonché pieno di rigore scientifico e divulgativo, è stato tenuto nella giornata di
venerdì dal prof. Maurizio Paoletti, già ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte greco-romana presso l’Unical e allievo di Salvatore Settis,
Direttore emerito della Scuola Normale Superiore, che, partendo da uno spunto del quinto paragrafo dell’orazione ciceroniana Pro Archia Poeta ( L’Italia era piena delle arti e della sapienza dei Greci) e dall’intero corpus delle Orationes in Verrem, ha mostrato le immagini di numerosi reperti, rinvenuti in differenti siti archeologici italiani, scegliendo di riflettere sulla prassi medica dell’antichità, unendo alla visione degli antichi “attrezzi del mestiere”, prototipi dei moderni bisturi, forbici e pinze, la corroborazione testuale delle opere di Celso e Plinio il Vecchio.
I convegni, organizzati dalla docente referente della GMLG, prof.ssa Giuseppina Covelli, hanno entusiasmato i ragazzi del Liceo Classico che non hanno esitato ad intervenire con domande oculate ed interventi di vario genere sulla permanenza del classico tra antico e moderno. Inoltre, in aggiunta agli appuntamenti organizzati in presenza, il Polo Liceale ha partecipato, da remoto, come scuola aderente, al Convegno Nazionale della Lingua Greca tenuto dall’associazione di cultura classica Antico e Moderno.
Mai come in questi tempi della bulimia dei mezzi e dell’anoressia dei fini –come ripeteva Ricœur- c’è bisogno di ritornare al passato, non tanto per fossilizzarsi su un inutile esercizio di memoria sterile ed insensato, ma per continuare a vedere avanti più in alto, perché sulle spalle di giganti (Bernardo di Chartres).
Scriveva Petrarca, innamorato della cultura classica e, a tutti gli effetti, precursore dell’Umanesimo rinascimentale, nei Rerum Memorandarum Libri, che l’unico vero sapiente è solo simul ante retroque prospiciens, cioè quell’uomo che sa contemplare contemporaneamente, come in un dittico salvifico, il passato ed il futuro.
A chi, avvolto ed avviluppato dai fantasmi di uno strutturalismo marxista disumano e disumanizzante, polemizza sull’improduttività e l’inutilità del Latino e del Greco, complice della crisi che il liceo Classico sta registrando nell’intero sistema scolastico nazionale, bisognerebbe ricordare la triade che Basilio Magno consegnava ai suoi nipoti, nell’Oratio ad Iuvenes, simbolo di una crescita umana ed intellettuale completa e totalizzante.
A chi, invece, ancora sostiene che sarebbe meglio volgersi verso l’istruzione tecnica, capace di dischiudere subito le porte del lavoro ai ragazzi,
rispondiamo con le parole di Seneca, il quale sosteneva che la Sapienza vive più in alto del grezzo calcolo materialistico; essa ammaestra le anime, non le mani (Ep. ad Luc. 90).
E’ vero: leggere Sofocle, commentare Platone, recitare Saffo e tradurre Plutarco non ti indicheranno come lavorare in una azienda o come
conseguire l’effimero successo degli “idoli” moderni, ma ti insegneranno a vivere, ad amare ed a morire. E vedete se è poco!
Staff