l 27 gennaio 1945 i soldati sovietici dell’Armata Rossa varcarono l’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz, liberando i superstiti e portando alla luce gli orrori del genocidio nazista. A ottant’anni da quei fatti, che rappresentano profonde e inguaribili ferite per l’intera umanità, ancora una volta le studentesse e gli studenti del Polo liceale “G. Galilei” hanno l’opportunità di ritrovare nella memoria storica e nelle testimonianze dei protagonisti la più pregnante forma di educazione al rispetto e alla vita.
Le iniziative proposte mirano a suscitare momenti di autentica riflessione attraverso la condivisione, in filodiffusione, della voce di chi la violenza della Shoah l’ha subita fino all’annientamento fisico e morale di sé, come Elie Wiesel e Primo Levi, o di chi, essendone visceralmente attratto, l’ha approfondita studiandone specifici aspetti, come ha fatto Matteo Corradini nel suo romanzo documentaristico “La repubblica delle farfalle”.
A riecheggiare per le aule del nostro Istituto sarà anche quella di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e attualmente senatrice a vita della Repubblica italiana: “L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, allora non c’è limite all’orrore”; “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza”.
A seguire le studentesse e gli studenti del Polo Liceale si recheranno al Cinema per assistere alla proiezione del film “In Darkness” della regista polacca Agnieszka Holland che racconta la drammatica vicenda di Leopold Socha, un operaio fognario che durante l’occupazione nazista in cambio di denaro (usato per il loro mantenimento) nascose nelle fogne della città di Leopoli diverse famiglie ebree, rifornendole di acqua e cibo per 14 mesi e salvandole così da morte certa.
“Tenere viva la memoria, studiarla, coltivarla, trasmetterla significa impedire che l’indifferenza e l’oblio possano prendere il sopravvento. Noi giovani abbiamo il dovere di cogliere l’importanza della memoria storica per il tempo presente sottraendola alla cristallizzazione meramente celebrativa della giornata e all’oblio. Il nostro tempo continua a generare massacri e guerre. Il male rischia di essere banalizzato, per dirlo con le parole di Hannah Arendt, e, a compierlo non sono dei mostri ma persone comuni, spinte dall’indifferenza e dalla cieca obbedienza. Prendere coscienza di quanto è stato è monito per noi ad essere custodi attivi delle nostre libertà e difensori della vita nel senso più ampio del termine”.
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